Il treno dei bambini – Recensione e opinioni personali

Ciao a tutti! Sono Greta, e oggi vi parlerò di un libro che mi ha consigliato di leggere la mia prof. di storia e geografia!

Ma andiamo con ordine…

Trama

Napoli, 1946.

Amerigo è il nostro protagonista, un bambino di sette anni che vive a Napoli, più precisamente in una delle zone più povere della città, ovvero nei Quartieri Spagnoli.

La sua vita scorre tranquilla e monotona: sta in giro dalla mattina alla sera con il suo amico Tommasino, porta a casa dalla mamma delle pezze da rammendare (per poi rivenderle nella bancarella di Capa ‘e fierro), fa visita ala Zandragliona e ascolta le lamentele della Pachiochia.

Insomma, tutto va come al solito.

Finché un giorno scopre che dovrà lasciare la sua città, e soprattutto sua madre.

Il partito comunista ha deciso infatti di dare un’opportunità di studio e di una vita migliore a tutti quei bambini che, come Amerigo, vivono privi di istruzione nella povertà.

Un treno con a bordo centinaia di bambini partirà presto dalla stazione di Napoli, diretto nell’Alta Italia, e la madre di Amerigo accetta di farlo partire.

E, tra chi insinua che i bambini verranno portati in Russia senza farli più tornare, che verranno tagliate loro le mani o infilati nel forno, Amerigo parte.

In Italia Settentrionale, ospitato da un’accogliente famiglia, vive una realtà completamente diversa da quella a cui è abituato: la scuola è molto meglio, più professionale (infatti non ci sono maestri che danno scappellotti), le case sono ampie e luminose, ogni giorno c’è in tavola del cibo differente, i bambini hanno delle proprie stanze e un proprio letto, dei propri giochi, e non vanno in giro per le vie a cercare stracci da ricucire.

Insomma, sembra proprio l’isola felice!

Inoltre qui Amerigo scopre una sua grande passione: la musica.

Però, man mano che le settimane passano, Amerigo si trova sempre più in conflitto con sé stesso: ormai manca poco al ritorno a casa, ma lui vuole veramente tornarci?

Cosa farà?

Rimarrà a Modena con la sua nuova famiglia, o tornerà a casa da sua madre Antonietta, per rimanerci?

Opinioni personali

Secondo me questo è un libro bellissimo.

L’ambientazione e il tempo in cui avvengono i fatti, è durante la seconda guerra mondiale.

Si percepiscono infatti le caratteristiche, espresse in modo molto chiaro, di un’Italia divisa tra Nord e Sud.

La storia è narrata in prima persona proprio da Amerigo, cosa che reputo essere un altro punto a favore del libro, poiché è come se fossimo nella sua mente.

Anche il linguaggio utilizzato è tipico di un bambino della sua età, perciò non è complicato da comprendere.

Eppure, negli ultimi capitoli, quando Amerigo cresce, la forma testuale cambia, diventando più seria e profonda, proprio a indicare il fatto che Amerigo è ormai un adulto.

Inoltre qua e là troviamo termini napoletani.

Credo che, al difuori della storia in sé, sia interessante e bello comprendere le emozioni provate da Amerigo: dalla paura alla felicità, dalla tensione alla tranquillità.

Le descrizioni delle sue sensazioni contribuiscono a farci immedesimare in modo ancora più profondo nel personaggio principale.

E’ come se, proprio l’ingenuità di un bambino di sette anni, sia in grado di spiegare alla perfezione esattamente ciò che la scrittrice vorrebbe far comprendere al lettore in quel preciso momento.

Molto spesso infatti, interviene la semplicità di Amerigo nel vedere le cose per ciò che sono, a chiarire e porre in primo piano il messaggio che si vuole trasmettere.

Reputo questo libro molto profondo e trascinante, poiché, grazie allo stile semplice e scorrevole della narrazione, non fa mai perdere l’attenzione al lettore, facendolo focalizzare sulla vicenda, senza annoiarlo.

Attraverso la grande sensibilità dei bambini, Viola Ardone ci fa immedesimare nella storia, facendoci vedere sempre sia i lati postivi, che quelli negativi, di una qualsiasi scelta o di un qualunque comportamento.

Un libro basato su avvenimenti realmente accaduti, che intreccia perfettamente la situazione generale italiana di quell’epoca, a una storia più intima e complessa, fatta di velate promesse e gioie passeggere.

“Il treno dei bambini” è una lettura imperdibile, che condurrà il lettore a porsi delle domande sulla propria vita e sui propri reali (e spesso reconditi) desideri.

A chi consiglio questo libro?

Io consiglio questo libro a tutti coloro che si sentono un po’ come Amerigo: indecisi, insicuri e alla ricerca di qualcosa che migliori la loro vita (una nuova passione, un nuovo interesse).

So che la ricerca di un nuovo hobby potrebbe non centrare molto con il vero tema di questo romanzo, eppure io credo che, chi trova qualcosa di nuovo su cui informarsi o che lo affascina, trovi anche un pezzetto di sé che magari prima ignorava di possedere. Cosa che accade ad Amerigo quando va per la prima volta in Italia Settentrionale.

Inoltre io consiglio questo libro anche a chi pensa di non avere assolutamente affinità con Amerigo, poiché magari, leggendo la storia, potrebbe comprendere un modo tutto nuovo di vedere il mondo.

Sperando che la mia recensione vi sia stata utile e che vi sia piaciuta, vi saluto.

Ci “vediamo” al prossimo articolo!

Citazioni

“Ho ancora paura del passato, ma lo cerco”

“La fame non è una colpa ma un’ingiustizia”

“Perché? Chi ti manda via ti vuole bene?” “Amerì, a volte ti ama di più chi ti lascia andare che chi ti trattiene”

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